Volevo volare, imparare le lingue, girare il mondo. Ma soprattutto volevo andarmene.
È che sono nata a Baggio alla fine degli anni Sessanta. E lì, in quel periodo, nella polvere di una Milano povera, potevi solo sognare di scappare via. Molte delle mie amiche ci sono riuscite alla fine.
Io invece ho preso un’altra strada.

Oltre tutto, in quegli anni, a Baggio era un’esperienza anche andare a scuola. E io, fino alla terza media, più che imparare a studiare ho imparato a stare al mondo. A tredici anni sapevo fare a botte ed ero già esperta nell’evitare di prenderle; ero bravissima a farmi i fatti miei, ma non ero capace di scrivere un tema né di risolvere un problema di matematica e ignoravo l’esistenza dei maggiori capoluoghi di provincia.
Eppure, dopo la terza, ho provato comunque a iscrivermi al liceo linguistico, dove sognavo di imparare l’inglese che mi avrebbe fatto scappare sulle ali di un Boeing 747. Ma è andata male, non ero fatta per il liceo.
E così mio papà, che lo sapeva già, ma aveva voluto assecondare un mio desiderio, mi ha dato un ultimatum: “A scuola non vai a perdere tempo, se alla fine del primo quadrimestre non porti buoni voti, vai a lavorare”.
Manco a dirlo, a marzo ero diventata la ragazza di bottega di una parrucchiera.
Non mi piaceva e non alcuna velleità di imparare a tagliare una frangia o fare un carrè perfetto.
Però è lì che è cominciato tutto.
La proprietaria del negozio voleva una persona che facesse qualcosina di estetica per le sue clienti. Ed è toccato a me.
“Che cos’è un’estetista”, le avevo chiesto.
All’improvviso – io che per destino sarei dovuta diventare una buona a nulla, anche se non volevo esserlo – ho scoperto che le mie mani si muovevano da sole e sapevano dove andare. E grazie alla mia manualità, e a un lavoro su cui nessuno all’epoca avrebbe scommesso un centesimo, sono approdata alla scuola di estetica.
Avevo quattordici anni e mezzo, la mattina lavoravo e la sera ero in classe. Ho studiato per tre anni (il biennio e l’anno integrativo). E poi, dopo il diploma, non mi sono più fermata.
Tre anni di scuola di linfodrenaggio manuale metodo Vodder, sotto l’ala protettrice della dottoressa Denisa Giardini; altri tre alla Scuola europea di medicina del massaggio. E siccome non mi bastava ne ho aggiunti altri tre ancora di Scuola di medicina ayurvedica e altrettanti di Naturopatia.
L’amore per i libri mi è venuto così: è cresciuto insieme alla passione per l’estetica e mi è servito a dare supporto alle mie mani, che oggi sono diventate l’utensile con cui vi faccio rilassare, sciolgo e tonifico i vostri muscoli, dreno via impurità e angosce.

Non avevo il fuoco sacro che mi bruciava dentro quando ho cominciato. Dovevo portare i soldi a casa e tenermi impegnata.
Ma dietro tutte queste scelte obbligate ho trovato il mio senso nel mondo. Io servo a far capire alle persone quanto è importante prendersi cura di sé, amarsi e dedicarsi tempo.
Lo faccio ogni giorno da oltre trent’anni e ancora non ho smesso di avere voglia di studiare e migliorarmi come estetista e come donna.
Il prossimo obiettivo sarà prendere il diploma e poi la laurea. Sarà dura perché ora ho tre figlie e un negozio tutto mio. Ma ce la farò e sarà uno spasso. Su questo non ho dubbi.
Mai avuti.
Daniela.